U13: Basketown-Settimo Basket 58-26

Once Flick played for the high-school team,
the Wizards.
He was good: in fact, the best.
In ’46 he bucketed three hundred ninety points,
A county record still. The ball loved Flick.
I saw him rack up thirty-eight or forty
In one home game.
His hands were like wild birds.

(Un tempo Flick giocava nei Wizard,
la prima squadra del liceo locale.
Era bravo Flick, anzi, il migliore.
Nel Quarantasei di punti
ne segnò trecentonovanta.
Fu il record provinciale.
La palla amava Flick.
Uno sull’altro ne mise dentro trentotto
o quaranta, durante una partita casalinga.
Le sue mani erano uccelli selvaggi.)
[Johcn Updike, Rabbit, 1960]

Entro al Boccioni, domenica 26 gennaio, con animo diviso, in due se non tre parti. Una parte colma d’una emozione in via di trasformazione, che dall’angoscia d’inizio settimana si va mutando in commozione per il pericolo scampato, e nell’affetto incondizionato per un amico che ce la sta mettendo tutta per superare la sorte avversa. La seconda parte, intrisa di quell’amor nostalgico per la prima adolescenza e per i pomeriggi passati a tirar a canestro in nome di Dražen Praja Dalipagić; la notizia della sua morte è un sasso nello stagno della memoria che, cadendo, solleva ricordi ormai sedimentati.
La terza fetta della torta emotiva è un impasto di passione e trepidazione; e legittima speranza di vedere i nostri Belk in buona cestistica salute.

Quando i primi due tiri liberi di Capitan Nico (4 punti a referto) vanno entrambi a segno, s’intuisce la partita che sarà. Quando, poco dopo ruba palla e mette a segno altri due punti, sono pronto a scommettere su di lui come ‘man of the match’.

All’azione successiva, invece, e a quella dopo, sono tentato di cambiar la puntata.
Le mani che svolazzano come uccelli selvaggi sono quelle di Giogi (15 pt); svolazzano dopo aver lasciato il pallone al suo destino, e il suo destino è quasi sempre di entrare nella retina.

Il destino di Nicocarbone (19 pt!) pare sia, invece, quello di soccombere alla propria esuberanza. Quattro volte fischia l’arbitro mimando con le mani l’infrazione di passi; tre in partenza e una in fase di arresto. Povero Nico, mi dico, così non va. Invece, Nico va, eccome! Dopo i quattro punti di Giogi, ne arrivano due che portano la sua firma. Il primo quarto si chiude con un canestro su due dalla lunetta di Tito (5 pt) e una cavalcata di Zac (7 pt) che mette a segno il primo dei suoi quattro canestri, tre doppie e un tiro libero.

Nel secondo quarto s’inizia a sospettare che la competizione non sia più tra Belk e Settimo ma tra Giogi e Nicocarbone. Segna uno, e segna l’altro! Alla fine, il tabellino dello scontro tra i due sembra giungere da Melbourne 4:2, 7:6, 4:6, 0:5. Trentaquattro punti in due!
È bravo Giogi, anzi il migliore, direbbe di lui John Updike; ma lo direbbe anche dell’altro:
È bravo Nico, anzi il migliore!

I nostri giocano con determinazione. Non si contano le palle intercettate e i rimbalzi conquistati sotto il proprio e altrui canestro. Soprattutto si colgono i frutti del lavoro svolto in settimana. La palla gira bene e finisce al giocatore libero di tirare o in vantaggio sul proprio avversario. Al contrario, in difesa, si chiudono i corridoi agli avversari, le linee di passaggio sono presidiate, i tagliafuori puntualmente eseguiti. I Belk proteggono la palla e la palla ama i Belk. Uno sull’altro entrano i tiri. Vanno a canestro Tia (2 pt) e Tommi (2 pt) prima di rientrare entrambi in panchina doloranti. La palla ama i Belk, anche chi non segna. Ama la grinta di Anita e di Richi, di Simo e di Greg. Su Anita riporto un dialogo colto a fine partita tra il pubblico che si disperdeva fuori dal Palazzetto.
“Ma, el vintitrì, disen che l’è una tusèta!”
“El disevi mi!”
“Si, ma che grinta quela tusèta, mi la vuraria in cà par mett in riga i me tri fioeu!”
Per Richi parla il referto alla voce falli, quattro e tutti ben spesi, nessuno cattivo e neppure gratuito. Per Simo e Greg vale la parola con cui il coach li manda in campo:
“Ragazzi, i-n-t-e-n-s-i-t-à!”

Il finale di partita rivela l’ispirazione di Giulio e Tito che aggiungono al tabellone quattro punti a testa. Manca solo una tripla per far saltare il pubblico sui gradoni. Ci tenta Tito a tre secondi dalla sirena. Per il suo gesto vale la descrizione di John Updike: ‘le braccia si sollevano da sole e la palla si libra verso il canestro dalla sommità del suo capo. Il tiro sembra così perfetto che lui batte le palpebre quando risulta corto, e per un attimo si domanda se la palla non abbia attraversato il cerchio senza muovere la rete.’ [John Updike, Rabbit, 1960]

A seguire, i rituali di fine partita: l’omaggio agli avversari, la stretta di mano all’arbitro (impeccabile come sempre), la chiusura del referto. E poi, quell’urlo di squadra a centro campo, liberatorio e benaugurante: “Uno, due, tre… forza Dani!”

93 Nico Angelucci 4
77 Tommi Brambilla 2
23 Anita Buffoni –
10 Nico Carbone 19
14 Tia Costantini 2
12 Giulio D’Ercole 4
30 Tito Fregonese 5
35 Richi Genchi –
96 Giogi Lopresti 15
2 Simo Marzorati –
22 Greg Sala –
6 Zac Schiavo Iemi 7