U13: Amici sportivi, buongiorno a tutti! Cornaredo-Basketown 64-44
“Amici sportivi, buongiorno a tutti!
…cos’è una squadra e cosa bisogna fare per tenere insieme una squadra e una società, e non solo di basket: far giocare tutti i giocatori, far bagnare a tutti i piedi. […]
Dai ragazzi di Basketown impariamo che vincere è bello ma perdere non è una tragedia; anche sbagliare non è una tragedia: quando io sbaglio mi dicono: – Coach hai sbagliato. Quando sbagliano gli altri mi dicono: – Coach c’è un problema tecnico!
I ragazzi di Basketown non si nascondono dietro il problema tecnico. Sanno che ogni volta hai due possibilità: una è vincere, una è perdere. […] bisogna giocare al massimo; non cercare di fare le cose individualmente, singolarmente, ma giocare a squadra; se giochi per la squadra la squadra ti aiuterà; non forzare niente, bisogna prendere il basket come viene non come vuoi tu che venga. E questo vale anche per la vita: ragazzi, prendete la vita come viene ma date sempre il massimo e vivetela con il cuore.
[Dan Peterson, Prefazione a S. Fregonese, Bravi tutti! L’anno che battemmo l’Armani Jeans, Sedizioni 2012]
Lo so citarsi è poco elegante. Ma, ci tenevo a condividere questa pillola del Dan Peterson pensiero dedicata ai ragazzi di Basketown di qualche anno fa, che oggi mi sembra appropriata per commentare la partita persa a Pregnana.
Persa ma giocata al massimo, dalla contesa iniziale fino alla sirena finale. Con un momentaccio in mezzo. I parziali parlano chiaro, c’è stato un cedimento nel primo quarto e lo smarrimento nel secondo.
Partono alla grande i Belk con due azioni fulminee che li portano a più quattro. Determinati, veloci e precisi. Subito a segno Tommi (7 punti a referto), e a seguire Rich (3 pt). Poi, il buio. Riaccende la luce Teo (2 pt) con un gran tiro che avrebbe potuto essere da tre punti se i piedi non fossero stati proprio sopra la linea. Ci mettono un po’ i virtuosi giocatori del Cornaredo a prenderci le misure ma non troppo.
Linee e misure sono importanti in questo gioco e in questa partita. Per pochi centimetri, i piedi sulla linea da tre punti negano la tripla anche a Nicocarbone (10 pt) nel secondo tempo; premiano, invece, Tommi con i tre punti dalla stessa distanza. Cinque o dieci centimetri fanno la differenza anche in altezza, e rendono l’avversario ostico da superare; se all’altezza si somma anche una diseguaglianza di peso, contrastare l’avversario diventa davvero difficile; se, oltre all’altezza e alla stazza, l’avversario è dotato anche di tecnica e tiro, la partita è tutta in salita.
Ne sa qualcosa chi, a turno, ha marcato tale Cavalluzzi, in realtà uno stallone da diciassette punti, dieci segnati con la maglia numero 30 e sette con la maglia 77. Il più dotato dei gemelli mette subito a segno 4 su 4 dalla lunetta e un bel tiro da due punti: sei tiri, sei centri, nel primo quarto. Purtroppo per noi, non è l’unico ad avere fisico e capacità balistiche.
Ne sanno qualcosa Arturo e Rich, indemoniati in fase di impostazione, annullati o quasi sotto canestro. Nonostante Giogi (6 pt) e Piet (6 pt) torniamo nello spogliatoio con un parziale negativo di 41 a 18; un fardello di ventitré punti sul groppone, troppi da recuperare, immeritatamente troppi.
Rientriamo in campo con spirito diverso. Campo e tabellone nel secondo tempo sono dei Belk, con un parziale positivo di 26 a 23 punti. Vanno a segno Seba (5 pt), Tito (2 pt), Zac (3 pt) ma soprattutto Tommi. Chiude il conto Rich con un libero su due. Come dice Dan Peterson bisogna far giocare tutti i giocatori, far bagnare a tutti i piedi. Il povero Teo, oltre a bagnarlo, un piede l’ha dovuto immergere nel ghiaccio per non farlo gonfiare. Hanno giocato tutti e quasi tutti sono andati a canestro. Non è bastato. D’altronde, dice Dan Peterson, in ogni partita (e in ogni momento della vita) ci sono due possibilità: una è vincere, una è perdere. In realtà, ci sono infinite altre possibilità di dare un senso a quello che facciamo, al di là dei numeri, dei punteggi, e delle statistiche.